venerdì 28 aprile 2017

Gustosità di Neria - PARMIGIANA di ASPARAGI


Questa che propongo è una pietanza di stagione facile da preparare, gustosa ma allo stesso tempoleggera, equilibrata, con le giuste calorie. Ho utilizzato, come ingrediente principale, gli asparagi che ora è la loro stagione; in questo periodo infatti troviamo gli asparagi freschissimi, saporiti e croccanti; sono buonissimi in qualsiasi preparazione ed hanno anche il giusto prezzo e questo va benissimo per la mia ricetta …ne servono parecchi.



La ricetta della 
PARMIGIANA di ASPARAGI


Ingredienti per 4 persone 1 kg di asparagi, 200 gr di salsa di pomodoro, 200 gr di mozzarella, 80 gr di parmigiano grattugiato, olio extravergine di oliva, 1 ciuffo di basilico, sale

Pulire gli asparagi eliminando le estremità legnose e togliere la parte coriacea con un pelapatate. Cuocere gli asparagi alla griglia per renderli più saporiti; quando saranno cotti salarli leggermente e condirli con un filo di olio. Tagliarli a pezzetti e separare le punte dai gambi. Preparare ora una saporita salsa di pomodoro al basilico. 
In una pirofila fare uno strato di asparagi, distribuirvi sopra un poco di mozzarella tagliata a tocchetti, parte del parmigiano e qualche cucchiaio di salsa di pomodoro. 
Aggiungere un poco di basilico tritato e ripetere l'operazione alternando ancora asparagi e gli altri ingredienti. 
Condire con un filo di olio e cuocere in forno caldo a 180 gradi per circa 30 minuti. 
La PARMIGIANA di ASPARAGI può essere gustata calda ma è ottima anche tiepida. Una pietanza a base di asparagi serviti sia bolliti, saltati in padella oppure cotti al forno, come la PARMIGIANA di ASPARAGI, per equilibrare le sensazioni amare e astringenti degli asparagi , l’abbinamento sarà con uno Spumante Brut Metodo Charmat come Alè Podere Dell’Angelo Rimini. 
Questo profumato e avvolgente spumante è ottenuto da un uvaggio di Rebola e Chardonnay. Nel bicchiere, oltre alla personalità spumeggiante delle bollicine, si ritrova la delicatezza, il fruttato e la morbidezza della Rebola e l’eleganza e l’equilibrio dello Chardonnay il tutto per uno spumante ottimo da servire come aperitivo ma anche con pietanze a base di verdure e pesce. Temperatura di servizio 8 – 10 gradi. 
Buon lavoro e buon appetito ! Neria Rondelli


martedì 25 aprile 2017

L’energia pura di Ermal Meta nell’obiettivo di Joanna Marioni


Al The Cage di Livorno sold out per Ermal Meta, l’artista del momento, il nuovo talento del pop italiano.

Musicista meritevole, da anni noto nel panorama musicale italiano come autore di bellissime composizioni interpretate da colleghi tra cui Emma, Annalisa, Mengoni.

Ora dà voce in prima persona ai suoi testi.


L'edizione del Festival di San Remo 2017 decreta il suo successo al grande pubblico, classificandosi al terzo posto e conquistando il Premio della Critica e il Premio come Migliore Esibizione con Amara terra mia” di Modugno per la Serata delle Cover.
Oltre due ore di concerto in cui Ermal non si risparmia per il suo pubblico, propone estratti da Umano, il suo album d’ esordio e dal nuovo Vietato morire.
Meta è energia pura, si muove senza sosta sul palco e sottopalco dove scende più volte per incontrare il suo pubblico, suona il piano e si accompagna alla chitarra alterando suoni acustici e coinvolgenti a suoni elettronici più dinamici.


Canzoni eterogenee, si spazia da ballad dalle sonorità acustiche a brani con richiami a sonorità primi anni 80 d’oltreoceano, a pezzi dai ritmi incalzanti con un’ elettronica elegante.
Il pubblico ha gradito l’esibizione energica e colorata quando il beat si è fatto elettropop, non sono mancati momenti più intensi ed emozionanti in cui Ermal si abbandona ad una profonda delicatezza creando un’ atmosfera più intima e raffinata eccellendo in apprezzatissimi virtuosismi vocali.



Grande capacità cantautorale nelle sue varie sfaccettature, buona orecchiabilità dei brani, duttilità vocale rendono Ermal un vero cantastorie moderno.


Presente una numerosa rappresentanza del suo affezionato Fanclub I lupi di Ermal.
Dino Rubini al basso, Emiliano Bassi alla batteria, Marco Mantovani alla chitarra, Andrea Vicentini ai cori e chitarra acustica, Roberto Cardelli alle tastiere.


Testo e foto di Joanna Marioni



lunedì 24 aprile 2017

Il Prato nel Piatto - L'ASPARAGINA

“Asparag” significa germoglio. Appartiene alla famiglia delle Liliacee come l’ aglio, la cipolla, il porro, lo scalogno e l’erba cipollina. Conosciuto come asparago selvatico o asparagina, viene chiamato anche “asparago spinoso” e “asparago pungente” per le caratteristiche spine poste sull’apparato fogliare.

Cresce in abbondanza in primavera tra boschi, radure, siepi . Nei weekend, sono molti gli appassionati che partono in spedizione alla sua ricerca per la raccolta dei suoi steli. È una spontanea conosciuta da molti, sui social vedo spesso foto di persone che si vantano dei ricchi bottini trangugiati tra boschi e pinete, non si va ad erbe come dei saccheggiatori, così facendo tutto andrà a scomparire, occorre rispetto e cura.

Gli asparagini hanno un aspetto sottile e sono di colore verde scuro, se ne raccolgono i turioni, giovani cime molto ricercate per il loro gusto più intenso ed amarognolo rispetto ai coltivati. Si possono consumare in tanti modi sia crudi che cotti. Deliziosi appena scottati conditi con olio evo, limone e sale. Vengono utilizzati anche come ingredienti di frittate, risotti, e zuppe. Se si fanno bollire perdono le loro proprietà, meglio saltarli in padella con una cottura veloce. Personalmente li raccolgo una sola volta all’anno, un piccolo mazzettino scottato velocemente e utilizzato su una tagliatella al dente.

Mi raccomando, si consuma solo il virgulto poiché delle sue bacche non è ancora dimostrata la non tossicità. Mi è capitato di ricevere in dono un mazzo di asparagina e nel mondarli ho notato che conteneva anche altri germogli. Di cosa si trattava? Di luppolo selvatico? O erano i protetti germogli di pungitopo? O forse Tamus baccata, che come dice il mio amico Paolo Buratti, anche se la danno commestibile, trattasi di pianta altamente tossica! Un saputone vicino a Piacenza mi ha detto che lui conosce tutte le piante del mondo e che tra queste van bene tutte...
Attenzione ad andare ad erbe con leggerezza, le selvatiche non sono addomesticate e la loro azione è forte!!! Anche Libereso mi diceva “sta attenta alle piante, attenta..”.

Foto tratta dalla pagina FB delle Erbe Mangerecce
Questa meravigliosa pianta viene sottoposta spesso a pratiche barbare, mi capita di notare che troppe persone strappano l’intero stelo fino al rizoma. Lo stelo ha una grande forza vitale, perciò meno se ne taglia, più continua a crescere, anche dai germogli laterali. Inutile tagliarne 30 centimetri se poi si sa che butteremo tutta la parte dura, cogliamo perciò solo la parte tenera e consumiamola entro pochi giorni.

Avviene una sorta di corsa all’asparago, c’è chi scrive che l'asparago selvatico è buono, ma è anche bellissimo trovarlo e farne grossi mazzi dopo lunghe passeggiate salutari nel bosco, come per i funghi e le castagne è appagante poterli mostrare prima di mangiarli. Chi dice che la raccolta degli asparagi è un appuntamento stagionale con la natura, sottolineando che essere arrivati sul posto prima degli altri, pesarli ed esporli al ritorno sono sensazioni che solo la natura nel suo silenzio ti offre ed il tutto è gratuito!!! Per l’appunto, io vi leggo dei controsensi, e voi? È come quando c’è la festa del maiale, dove il maiale non si diverte per nulla!! Occorre un poco di usta, non si può comportarsi da saccheggiatori! Non è tutto gratuito, il prezzo che paghiamo per queste spoliazioni è altissimo a livello di biodiversità che va scomparendo con le inaccortezze e le leggerezze di questo tipo! Gli asparagi selvatici sono una benedizione, e come tali vanno trattati! Non si possono spogliare così boschi e pinete. Alcuni vanno in natura comportandosi come se abitassero altrove. Solo ora capisco perché i montanari per proteggere i loro siti parlavano delle vipere che si ridestano dal letargo prediligendo nascondersi proprio tra i cespugli di asparagus quasi a volerlo proteggere. Non comportiamoci come se fossimo i padroni del mondo, mai precipitarsi con le mani a cogliere e strappare, e soprattutto non raccogliere gli asparagi dalla base visto che si mangia solo la cima, 10 centimetri circa. Ciò mi inasprisce e mi porta a dire che a volte la bellezza non è per tutti.. è solo per coloro che usano rispetto e cuore.

Fortunatamente in alcune regioni la raccolta degli asparagi selvatici è regolata da una serie di provvedimenti che stabiliscono il periodo entro il quale si possono raccogliere e anche i limiti di quantità in termini di peso o in numero di steli. Alcune regioni impongono anche il possesso di un tesserino specifico come per i funghi, i mirtilli e il ginepro. Prima di avventurarsi nella raccolta, è importante, conoscere i regolamenti regionali per evitare di andare incontro a sanzioni, che a parer mio sono troppo basse, visto lo scempio che alcuni commettono nell’andar per boschi alla ricerca del bene “così detto gratuito”.
Gli asparagi selvatici possono essere consumati in piccole dosi, se amate gli asparagi comprateli a mazzi al mercato, di quelli coltivati mangiatene quanti volete, non saccheggiate boschi e sentieri, troppe persone ne fanno ampie scorte per poi metterli in freezer, ciò è disdicevole, così facendo si mettono a rischio importanti specie selvatiche. Nessun animale si comporta così, quando si va in raccolta si lascino in loco alcune piante per permettergli di riprodursi. Alcuni raccoglitori si comportano come se non ci fosse un domani e soprattutto raccolgono senza rispetto né coscienza. Non si fa così. Si raccoglie solo ciò che serve.

Quindi per beneficiare delle molteplici proprietà degli asparagi andate a comprarli al mercato. In commercio ne esistono molteplici varietà, quello di Altedo, il primitivo di Pistoia, il Bianco Veneto, il violetto di Albenga, il Bianco di Bassano del Grappa, l’asparago di Cesena, il Napoletano, ecc.

L’asparago veniva coltivato già dagli antichi egizi che l’avrebbero poi diffuso nel resto del Mediterraneo. I Romani, ne andavano ghiotti, lo consideravano un cibo prelibato. Giulio Cesare non gradiva questo ortaggio dal sapore così intenso, mentre Galeno lo descriveva come alimento dalle proprietà depurative e curative. Riconosciuto come pianta officinale l’asparago coltivato si chiama asparagus officinalis. Gli steli crescono turgidi e pieni di vita, e secondo le antiche segnature ha un grande potere afrodisiaco. Plinio ha ben descritto le proprietà afrodisiache di questi germogli. Un tempo l’uso degli asparagi era proibito alle donne, suore comprese, mentre i monaci potevano coltivarli per uso curativo, medicinale. Con i turioni veniva preparato lo sciroppo alle cinque radici, costituito da finocchio, rusco, prezzemolo, sedano selvatico e asparago, sciroppo dotato di proprietà sedative a livello cardiaco e ad azione diuretica, utilizzato come drenante renale, epatico e bronchiale, ma anche come antinfiammatorio della milza.

Pare che fosse noto anche ai greci, poiché ne parla Teofasto in una sua opera botanica. Grazie al Re Sole che ne diffuse la coltura in Europa, divenne un cibo di lusso. Se sei un appassionato di asparagi e ti interessa la storia che li riguarda, esiste un museo a loro dedicato a Schrobenhausen nei pressi di Monaco di Baviera, lì vi si può trovare tutto ciò che li riguarda, dagli strumenti per la coltivazione, agli oggetti per la cucina e la tavola, libri, quadri e molto altro ancora. Poi, sempre lì, in primavera si tiene una bellissima sagra.


Ad oggi sappiamo che gli asparagi sono lassativi, depurativi, regolatori dell’appetito, alleati della salute, ma vanno consumati freschi ed in stagione. L’effetto diuretico e l’elevato apporto di acidi urici degli asparagi può irritare i reni, viene sconsigliato a chi soffre di disturbi renali, cistite, calcoli e gotta. Caratteristico il tipico odore sgradevole dell’urina dopo aver mangiato gli asparagi, è dovuto al contenuto di zolfo che viene espulso velocemente anche attraverso la pelle come accade dopo aver mangiato qualsiasi liliacea.

Curiosità: ho letto da qualche parte che gli asparagi possono servire per cercare di espellere una spina ingoiata inavvertitamente, le loro lunghe fibre andranno ad avvolgere il corpo estraneo consentendone l'espulsione.

Consiglio: l’asparago cresce senza particolari cure, ma richiede un po’ di pazienza, provate a piantarli, i primi turioni spunteranno dopo quattro anni.

Ragù di asparagi: mondate e tagliate a pezzi un mazzo di asparagi tenendo da parte le punte. Mettete i pezzi più grossi in padella con un trito leggero di cipolla bianca, un dito di acqua e un filo di olio evo. Saltateli velocemente in padella a fuoco vivo, e verso fine cottura salate e pepate. Unite le punte di asparagi che avevate tenuto da parte e a fuoco spento cospargete, senza esagerare, con una bella spolveratina di prezzemolo (ottima fonte di vit. C e A, calcio e ferro). Questo ragù rappresenta un’ottima soluzione per condire un risotto, una tagliatella, delle scaloppe di seitan, per accompagnare delle semplici patate lesse o una piccola tartina guarnita con piccoli fiori selvatici primaverili. Gli asparagi dovranno risultare croccanti, non si mangiano afflosciati, sono dei virgulti!!! Suvvia!!



Sperimentate sempre e abbiate cura di voi che siete 
l’ingrediente fondamentale della grande ricetta che è la Vita! 
Vi abbraccio forte, BeatriceCalia, l’Erbana.

domenica 23 aprile 2017

GUSTONUDO FESTIVAL a Bologna dal 24 aprile al 1° maggio






Da domani 24 aprile a Bologna inizia Gustonudo Festival, otto giorni dedicati alla cultura agricola per ”ripensare al rapporto tra l'uomo e la terra, al gusto, l'alimentazione, all'uomo, alla natura e raccontarlo attraverso percorsi alternativi” come racconta l'organizzatore Matteo Gattoni.

L'Orto botanico in zona universitaria sarà una foresta musicale grazie all'istallazione Boom Boom Project che creerà interazione con i visitatori facendogli percepire le vibrazioni delle piante, da qui partiranno visite guidate alla scoperta delle erbe alimurgiche corsi per bambini, un mercatino per lo scambio dei semi.
Presso Dynamo, info point del festival domenica 30 aprile partirà un' escursione in bicicletta con destinazione degustazione di vino all'azienda vinicola Maria Bortolotti a Zola Predosa, pranzo al ristorante Terracotta e rientro.
Nei luoghi deputati alla cultura come il Cassero, le Serre dei Giardini Margherita, la Cineteca, Cappella Farnese e il Cinema Lumière si susseguiranno appuntamenti come proiezioni di film e documentari, incontri con l'entomologo Gianumberto Accinelli, work shop, presentazioni di libri e laboratori gratuiti per bambini.


ph Carlotta Piccinini 
L'Ex Ospedale dei Bastardini, dalle 14.30 alle 21.00 di domenica 30 e dalle 11.00 alle 20.00 di lunedì 1 maggio, sarà il punto focale di tutto il festival con la Fiera dei Vignaioli Eretici alla quale parteciperanno circa sessanta aziende vinicole insieme ad una decina di produttori di nicchia, dall'olio di oliva al formaggio di pecora, dalle lumache ai taralli, alla farina di castagne.
In città faranno da corollario alla manifestazione oltre a una decina di locali come osterie, enoteche e ristoranti che organizzeranno degustazioni di vino e di birre artigianali e serate tematiche, per più di cinquanta di eventi.
Le informazioni dettagliate del programma sono sul sito www.gustonudo.it
Livia Elena Laurentino



sabato 22 aprile 2017

Locanda Solarola oggi + 39 ACCADEMIA a Castel Guelfo


La Locanda Solarola di Castel Guelfo, a pochi chilometri da Bologna, in passato è stato uno dei locali più famosi e amati dai palati più ricercati d'Italia, conquistando due Stelle Michelin. Oggi dopo un periodo di latenza torna ad esser un punto di riferimento, non solo per il buon cibo, ma vuole diventare anche un luogo per la formazione dei pizzaioli.
Con il nuovo nome + 39 Accademia, brand di Luca Di Massa, referente per l'Emilia Romagna l'Associazione Verace Pizza Napoletana, infatti offrirà a chi è già del settore


l'opportunità di crescere professionalmente grazie ad un accordo di partnership con PDFOR consulenza direzionale.Oltre a mantenere l'allure di un locale elegante e accogliente, com'è sempre stato, immerso in un meraviglioso parco con piscina, a  + 39 Accademia lo chef Pellegrino Lucignano proporrà menù di veraci sparse per il mondo.
carne e di pesce, mentre il patron Luca Di Massa supervisionerà il forno da cui usciranno solo pizze veraci secondo i dettami dell'associazione, "acqua, sale farina , lievito e passione", che ha già insignito il locale del della targa di affiliazione con il n° 657, tante sono le pizzerie.





Ma qui nella campagna bolognese oltre a trovare la vera pizza napoletana, ovviamente cotta nel forno a legna, sarà piacevole trovare un'oasi di relax anche prolungato visto che la struttura è dotata di 14 camere, arredate in stile rustico ed elegante, e seguite da Andrea Frabetti partner di Luca in questa operazione di rinnovamento e sviluppo dello storico locale.
Laura Neve



venerdì 21 aprile 2017

Gustosità di Neria - RISOTTO all ’ISOLANA

Questo che ho preparato è il tipico risotto di Isola della Scala (VR), dove io vado periodicamente a comprare il riso vialone nano nella antica riseria Ferron. All’interno dell’azienda c’è il ristorante dove si possono degustare ottime pietanze a base di riso, dall’antipasto al dolce e proprio lì ho assaggiato questo delicato e profumato risotto, la cui ricetta risale al secolo scorso, depositata e ufficializzata nel 1985. Mi è piaciuto tantissimo e ho voluto rifarlo a casa proponendolo ai miei familiari che hanno gradito molto…  

La ricetta del RISOTTO all’ISOLANA
Ingredienti per 4 persone : 320 gr di Riso Vialone Nano Ferron, 700 ml di brodo di carne, 200 gr di vitello magro, 200 gr di lombo di maiale, 40 gr di burro, 50 gr di parmigiano reggiano, 1 cucchiaino raso di cannella in polvere, 1 rametto di rosmarino, 1 bicchiere di vino bianco secco, sale, pepe

In un tegame sciogliere metà del burro con un rametto di rosmarino; quando il burro sarà dorato aggiungere la carne tagliata in piccoli pezzetti con il coltello e rosolarla a fuoco vivace. Insaporire con sale e pepe e sfumare con il vino bianco; fare evaporare poi abbassare il fuoco e completare la cottura. 
Mettere il brodo in una pentola, portare ad ebollizione e versare il riso senza mescolare. 
Quando l'ebollizione riprenderà mescolare delicatamente il riso, abbassare il fuoco al minino, coprire la pentola e cuocere per 10 minuti; passato questo tempo aggiungere metà ragù, mescolare e cuocere ancora per 5 minuti, fino a cottura ultimata. 
Togliere il tegame dal fuoco, unire il rimanente ragù, il parmigiano mescolato alla cannella, il burro rimasto e mantecare con delicatezza. Servire il RISOTTO all’ISOLANA caldissimo con qualche rametto di rosmarino per decorazione. 










In abbinamento Ben Ti Voglio, Colli Bolognesi Bianco Bologna Doc Lodi Corazza vino bianco ottenuto da un sapiente incontro di vitigni internazionali come il Sauvignon Blanc e il Riesling Italico con il Pignoletto. Ne risulta un vino di carattere, fine ed elegante dal colore giallo paglierino, brillante, ben strutturato e sapido dove l’equilibrio e l’armonia delle note aromatiche dei tre vini si fondono con i profumi di pesca e albicocca matura; le piacevole note minerali e il leggerissimo e piacevole sentore amarognolo rendono questo vino adatto a primi piatti delicati e profumati come il mio RISOTTO all’ISOLANA, ma anche paste al forno con besciamella e arrosti di carne con verdure al forno. Temperatura di servizio 10 – 12 gradi.

Buon lavoro e buon appetito ! Neria Rondelli


giovedì 20 aprile 2017

A Napoli si celebrano 10 anni di "ebrezza creativa"con Wine&Thecity


10 anni fa Donatella Bernabò Silorata ideò Wine&Thecity, un progetto indipendente dell’Associazione Wine&Thecity che da allora regala ogni anno una “festa” itinerante che coinvolge l'intera Napoli. L'infaticabile e creativo team, tutto femminile, per l'edizione 2017 ha coinvolto circa 100 luoghi della città partenopea tra i più eterogenei fra loro, da spazi privati a musei, da chiese
a boutique, da studi professionali a ristoranti, partendo dalla collina si Posillipo scendendo poi per le vie chic di Chiaia, ea Spaccanapoli fino al centro storico, con alcuni spazi inediti come l’ex carcere minorile Filangieri, già Convento delle monache Cappuccinelle nel ‘600 e la Chiesa dell’Arte della Seta nel centro antico.
Wine&Thecity inizia il 5 maggio al MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e prosegue per tre settimane tra happening, degustazioni, visite guidate, azioni d’arte ed esposizioni di design.
Il fil rouge della manifestazione è ovviamente il vino che sarà protagonista attraverso le 100 cantine, provenienti da tutta Italia, che vi partecipano.
Dal 12 al 14 maggio, il Complesso monumentale di San Domenico Maggiore, nel cuore del centro antico, ospiterà l’Enoteca della Banca del Vino di Slow Food con una grande selezione di etichette provenienti da Pollenzo e i Laboratori di degustazione con vini proposti e selezionati dalla guida Slow Wine.
Il 15 e il 23 maggio, “Uno chef al Museo”, in collaborazione con Ferrarelle, porta per la prima volta l’alta cucina di Gennaro Esposito Due Stelle Michelin e di Pasquale Palamaro Una Stella Michelin in due prestigiosi musei della città.
Il 20 e 21 maggio Wine&Thecity entra per la prima volta nelle stanze del Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli accompagnando con il vino la visita al più grande archivio storico bancario del mondo.


Il gran finale è previsto per il 26 maggio in piazza del Municipio con “Forme uniche”, uno spettacolo emozionante della Compagnia Il Posto Danza Verticale + Marco Castelli Small Ensemble.

 
Livia Elena Laurentino

mercoledì 19 aprile 2017

Marco Masini: Musica, parole e due risate, nei click di Joanna Marioni.



Un grande successo per il secondo appuntamento della rassegna “Musica, parole e due risate” al Teatro Comunale di Pietrasanta.


L’evento ha raccolto un pubblico vastissimo ed eterogeneo, registrando il tutto esaurito.
Ospite d’eccezione Marco Masini, artista dalla personalità e dallo stile molto marcati, tornato sulla scena dopo sei anni di pausa con il suo nuovo album Spostato di un secondo, omonimo al brano presentato all’ultimo Festival di Sanremo.


Protagonisti i temi dell’amore e dell’esistenza che il cantautore ha riproposto attraverso alcuni  brani scelti tra i suoi maggiori successi, accompagnandosi al pianoforte, in un’atmosfera raffinata, intensa e coinvolgente.


Marco è in ottima forma, spigliato, simpatico, riflessivo e profondo.  Ha risposto con serietà e sagacia alle incalzanti e pungenti domande dell’esilarante conduttore Gene Gnocchi, che si conferma showman completo.


Si è raccontato, ha espresso il suo parere su svariati temi, dalla politica ai talent mostrandosi competente e all’avanguardia, e ha tenuto banco alla pungenti e ironiche provocazioni di Gene.
Complimenti a Franca Dini e a tutto l’entourage che hanno reso possibile e regalato un’altra indimenticabile serata che ha saputo valorizzare con stile la musica, l’intrattenimento e l’arte.
Testo e foto by Joanna Marioni

lunedì 17 aprile 2017

Il Prato nel Piatto - L'albero di Giuda

L’ albero dell’Amore

Il Cercis siliquastrum è l'albero di Giuda o di Giudea, altrimenti detto siliquastro, albero della Madonna, o unghia di cavallo. Nomi difficili per quest’albero tanto appariscente per quanto bello. Preferisco chiamarlo l’albero dell’amore come lo chiamano in Spagna, dove la tradizione vuole che due innamorati per avere la sorte dalla loro parte debbano baciarsi sotto la sua chioma fiorita. Proprio la sua bellezza nel periodo della fioritura lo rende un albero dall’alto valore ornamentale, ovunque si trovi offre bellezza e colore.

In città è facile incontrarlo perché viene spesso utilizzato come pianta ornamentale nei giardini e per le alberature stradali, grazie alla sua resistenza all'atmosfera cittadina, ma anche per la bellezza di cui sa adornare parchi, strade e giardini durante la sua maestosa fioritura. Vistosi fiori rosa-violacei che sbocciano, prima della nascita delle foglie, sui rami più vecchi e spesso anche dal tronco. Seguono poi verdi foglioline cuoriformi molto ornamentali e ai fiori succedono i baccelli di semi. Questi fiori fucsia ricordano quelli delle ginestre, e compaiono fine marzo inizio aprile, a cavallo della Pasqua, e spuntano direttamente dalla corteccia dei rami e del tronco. Questo comportamento inusuale colpisce, di fatto in molto ci fermiamo ad osservare con curiosità il suo tronco nudo, senza foglie, ma carico di fiori. E’ l’unico albero a comportarsi così. Tra l’altro comincia a fiorire verso i sei anni di età ed essendo molto resistente all'inquinamento, ai parassiti e alle malattie, e per di più abbisognando di poche cure si presta molto bene per le alberature cittadine. Dopo la fioritura, nel giro di poche settimane i marciapiedi saranno un tappeto di fiori. Emozionante in tutti i suoi passaggi, questa meraviglia di albero! Quando va in frutto è evidente notare che appartiene alla famiglia delle leguminose per i baccelli tipo legumi, molto numerosi, appiattiti e pendenti, che rimangono sulla pianta appesi ai suoi rami fino alla primavera successiva.

Il nome "albero di Giuda" si rifà alla leggenda secondo la quale l'apostolo Giuda, dopo la vergogna ed il pentimento per il tradimento di Cristo, si sarebbe impiccato a quest'albero; pare invece che ciò sia frutto di un equivoco, poiché, secondo altri, il riferimento sarebbe alla Giudea, regione del Medio Oriente dove la pianta era - ed è - molto comune. Siliquastrum, significa falso carrubo, e avendo potuto ammirare i grandi carrubi siciliani, posso dire che questa pianta gli assomiglia, seppur magrina se messa a confronto. Come i frutti del carrubo, anche quelli del siliquastro sono dei baccelli eduli. Ma non lo sa quasi nessuno e quindi restano sull’albero fino a cadere spontaneamente anche un anno dopo la propria maturazione. I baccelli dapprima sono di un verde chiaro e brillante, quindi di un rosso cupo, finché perdono di morbidezza e divengono bruni e secchi, non più belli a vedersi, ma ancora utilizzabili nell’alimentazione in quanto i semi al loro interno sono farinosi e di gusto gradevole e possono essere usati per guarnire pane o biscotti.


È una pianta molto generosa:
  • il legno di colore rosso caratterizzato da abbondante venatura, lo rendono idoneo a lavori di ebanisteria, di intaglio, e per la sua elevata resistenza, per piccoli oggetti al tornio. 
  • Dai giovani rami, si ricava un principio tintorio di colore giallo.
  • Le fioriture precoci e imponenti assicurano un buon nutrimento all’inizio di stagione per le amiche api. 
  • Ricca di elementi nutritivi e proprietà curative. 
  • Dai frutti che persistono sulla pianta tutto l’inverno si possono trarre i semi che sottoposti a macinatura danno uno sfarinato molto energetico, ma che noi non utilizziamo. Però credo sia importante sapere che sono edibili come lo sono i fiori. 
  • I suoi fiori sono ricchi di vitamina C e possono essere consumati freschi, sono una vera bontà. Raccogliete i fiori quando sono ancora in boccio, metteteli in aceto di mele e lasciateli riposare in dispensa al buio per alcuni giorni. In alternativa scegliete quelli più carnosi e metteteli in salamoia come fossero capperi e provvedete a cambiare il liquido con regolarità. Vanno consumati nel giro di un mese. Meravigliosi aggiunti per arricchire una bella misticanza primaverile, mi raccomando di unirli solo dopo averla condita con una generosa emulsione di acidulato di umeboshi e olio evo, così da doverli solo mescolare leggermente senza rovinarli troppo. I fiori sono meraviglioso non solo in insalata ma anche per arricchire una bella macedonia di frutta. Inoltre si possano friggere o usarli in risotto. 
  • È una delle circa 50 piante da cui si ricavano i gemmoderivati capaci di curare malattie,è un rigeneratore e il suo macerato glicerico manifesta proprietà antitrombotiche. Io amo sedermi sotto le sue fronde e godere della sua compagnia. La sua bellezza allieta il mio cuore e culla il mio animo. 
In questi giorni mentre guidavo sulla Bologna-Firenze, è stato molto piacevole notare che lungo l’autostrada i boschi dell’appennino tosco-emiliano sono ricchissimi di fioriture rosa-fucsia di siliquastro. Una vera gioia per il cuore!
Afferma il Castore Durante, poeta, medico e botanico umbro del XVI secolo: “Siliquastro, siliqua silvestre, arbor di Giuda, arbor d’Amore”.
Un mio ricordo: un anno mi è capitato di raccogliere questi fiori dopo un’abbondante pioggia e non ho potuto utilizzarli perché  l’umidità eccessiva li aveva fatti fermentare ed erano carichi di piccolissimi vermi, come le ciliegie mature!!!

Curiosità: La sua moltiplicazione avviene attraverso i semi, che la pianta produce in abbondanza; si seminano in marzo, in contenitori riempiti con uno speciale compost. 
Quando le piantine raggiungono dimensioni adeguate si piantano in vasi di circa 10 cm di diametro, e si interrano all'aperto. Solitamente prima di poter essere trasferite a dimora le piantine vanno tenute in vivaio per circa due anni. 
Utilizzate questi fiori dal sapore dolcemente acidulo per preparare un goloso risotto, in misticanza, o per guarnire un dolce. 
I cocchini di Annisha - Questo dolce mi è stato donato da una cara amica suonatrice di sitar che ha accompagnato i miei begli anni dell’adolescenza quando frequentavo un gruppo di yoga che si trovava spesso a far baldoria nel quel di Reggio Emilia. Conservo questa ricetta con grande amore e riconoscenza, è un dolcetto facile e meravigliosamente buono. È un dolce da cerimonia, da grandi condivisioni, da dono di cuore. Versate a pioggia 125 gr di semolino in un litro di acqua che avete portato a bollore, mescolate aiutandovi con una frusta per evitare che si formino grumi. Fate cuocete per 20’ facendo attenzione perchè questa polentina cuocendo crea delle bolle che scoppiano, e bruciarsi ai fornelli è sempre fastidiosissimo. A cottura ultimata togliete dal fuoco e lasciate raffreddare il composto. Quando sarà raffreddato aromatizzatelo con 12 bacche di cardamomo tritate finemente e condite con 3 cucchiai di miele di acacia e un paio di cucchiai di zucchero di canna chiaro, poi unitevi 250 gr di cocco bio in scaglie(quello bio non sa di sapone ). Aggiungete due belle manciate di uvetta e impastate bene. Lasciate riposare l’impasto in frigo per 24 ore, l’impasto prenderà consistenza, profumo e accentuerà il suo sapore dolcemente aromatico. Formare delle palle che rotolerete ne cocco e che poi disporrete per la lunga in un bel piatto da portata. Cospargete con delle piccole roselline secche sbriciolate e guarnite con fiori di Siliquastro. Piatto goloso, prezioso e profumato.

Sperimentate sempre e abbiate cura di voi che siete l’ingrediente fondamentale della grande ricetta che è la Vita! 
Vi abbraccio forte.
Beatrice Calia, l’Erbana.